Introduzione
Tutti vogliono ridurre le tasse. Ma per farlo bisogna tagliare la spesa pubblica. Questo è politicamente difficile e, inutile nasconderselo, socialmente doloroso. Per questo, non si può chiedere sacrifici se non si dimostra prima la volontà di attaccare i privilegi ingiustificabili della politica e degli alti dirigenti pubblici. Semplicemente, cercare di tagliare la spesa pubblica senza dimostrare che “nessuno è esente” non funzionerà mai.
Ma per farlo bisogna rispondere a
due domande. Prima domanda: quanto “costa” la
politica? Libri, giornali e blogs sono pieni di
aneddoti, ma manca a tutt’ oggi una stima
sistematica e dettagliata dei costi della politica. senza
questa stima, non si può avere un’ idea di quanto e dove tagliare.
Seconda domanda: cosa costituisce uno stipendio o una
spesa “ingiustificata”? Ovviamente nessuno sa con
esattezza quale sia la “giusta” emunerazione di un deputato o
di un giudice della Corte Costituzionale. Ma un buon indizio è
fornito da un raffronto con altre democrazie. Una differenza del 10
percento non preoccupa, una differenza del 100 percento dovrebbe
far riflettere.
LA COMMISSIONE GIOVANNINI
La Commissione Giovannini era stata nominata esattamente per fornire un conronto con gli altri paesi.
purtroppo essa ha rimesso il suo mandato senza averlo portato a termine. Questo è avvenuto in parte per buone ragioni. Il suo compito era assurdamente vasto: comportava per esempio un confronto delle remunerazioni nel consiglio della magistratura militare o nell’ agenzia per la diffusione della teconologia per l’ innovazione con i loro omologhi (se esistono) in sei altri paesi europei. Il mandato era anche inevitabilmente mal definito: la remunerazione dei deputati, per esempio, è composta di tante voci, tra indennità e rimborsi spese, difficilmente confrontabili. In un paese un deputato viene rimborsato per i portaborse, in un altro gli viene assegnato un ufficio gratuito. Come confrontarli?
Queste sono difficoltà oggettive. Ma
la perfezione non è di questo mondo: a furia di
perseguire una irraggiungibile perfezione, non si fa
niente. E vi sono almeno due modi per risolvere il
problema. Per confrontare le remunerazioni dei deputati, per
esempio, ci si può chiedere: quanto mette in tasca un
deputato, a vario titolo, indipendentemente dai rimborsi spese? E
tra i rimborsi spese, quali sono forfettari (e quindi
equivalenti a uno stipendio) e quali sono da giustifcare? Per
farlo, basta guardare alla legislazione vigente.
Inoltre, i bilanci delle Camere dei vari paesi
forniscono la spesa totale, disaggregata per tipo. Questo è un modo
molto semplice ma infallibile per stabilire quanto spende il
contribuente per fare funzionare la Camera.
TRE OBIETTIVI
In una serie di articoli, utilizzerò questa metodologia con tre obiettivi. Primo, stimare la spesa complessiva della politica in Italia, distinta per enti (Camera, Senato, Qurinale, regioni, provincie, e tanti altri enti ed agenzie) e per tipo di spesa (emolumenti ai politici, spese per il personale, per pensioni, acquisto di beni e servizi etc.). Secondo, evidenziare le aree di privilegio “ingiustificabile” agli alti livelli del settore pubblico. Per esempio, come vedremo, gli stipendi e le pensioni dei giudici della Corte Costituzionale sono più che doppi di quelli dei loro omologhi britannici e statunitensi, a parità di impegno lavorativo. Terzo, mettere in luce quelle spese totalmente inutili e addirittura dannose che si nascondono in tanti sussidi pubblici, espliciti o impliciti.
E’ bene essere chiari: anche ammesso che tutte queste spese
siano effettivamente tagliate, non sarà
sufficiente. Ma come vedremo, i risparmi possibili sono più
di quanto molti pensino. E in ogni caso, senza tagliare
queste spese è impensabile di poter tagliare le
altre spese, macroeconomicamente più rilevanti.
NON E’ CAMBIATO QUASI NIENTE
Uno studio preliminare della
Commissione Giovannini e un altro della Camera nel 2011, oltre a
vari altri documenti della Camera e del Senato, hanno sostenuto che
la spesa per farla funzionare non è fuori linea con quella
degli altri paesi occidentali. Inoltre, è diffusa la sensazione che
gli interventi degli ultimi due anni abbiano avuto un effetto
sostanziale sui costi della politica. Vedremo che entrambe queste
convinzioni non hanno fondamento. Le spese per la politica in
italia sono assurdamente superiori a quelle di una
democrazia funzionante come la Gran Bretagna, e le misure prese dai
governi Berlusconi, Monti e Letta hanno avuto un’ incidenza
minima. In alcuni casi, anzi, la spesa è
aumentata. Per esempio, nel 2013 la Camera spenderà quasi
il 12 percento in più che nel 2012; ed in alcune regioni oggi
i consiglieri regionali guadagnano di più, al netto delle
tasse, di quanto percepivano prima dei limiti imposti dal
governo Monti.
Buona lettura!
1 novembre 2013